Algoritmi Social: come funzionano?

Gli algoritmi che regolano i social media non sono neutrali: sono progettati per trattenere l’utente il più a lungo possibile sulla piattaforma, raccogliere dati sul suo comportamento e trasformarli in valore economico per la piattaforma stessa.

Più interagiamo, più forniamo informazioni; più informazioni forniamo, più contenuti ci verranno mostrati per stimolare nuove interazioni.

In questo meccanismo, i contenuti che generano azioni come: like, commenti, condivisioni, click, e questi vengono premiati diventando visibili a un numero maggiore di persone. Il resto finisce nel dimenticatoio.

Come si comportano gli algoritmi social delle principali piattaforme

Il funzionamento di base è simile per tutti i social: un contenuto viene mostrato a una piccola parte del pubblico.

Se genera interazioni positive, viene “spinto” a un’audience più ampia, se invece non suscita interesse, viene rapidamente oscurato. A fare la differenza è la capacità del contenuto di attivare l’utente, non la sua forma tecnica o la frequenza di pubblicazione.

Ogni piattaforma applica però logiche proprie:

  • Facebook, ad esempio, valuta contenuti attraverso quattro fasi: inventory (raccolta dei contenuti disponibili), signals (analisi del contesto e delle interazioni), prediction (previsioni di interesse) e score (punteggio di qualità).
  • YouTube concentra l’attenzione sulla durata della visualizzazione e sul coinvolgimento nei primi due giorni.
  • Instagram osserva invece il comportamento dell’utente per proporre contenuti simili a quelli che hanno già attirato la sua attenzione e agisce in base a quanti commentano e interagiscono con il contenuto.
  • LinkedIn, infine, valorizza contenuti nativi, post testuali, PDF e interazioni autentiche tra utenti.
  • TikTok, infine, utilizza un algoritmo altamente reattivo che valuta le interazioni fin dai primi secondi di visualizzazione, premiando i contenuti che generano attenzione immediata.

Anche se le logiche dei vari algoritmi social hanno alcune peculiarità specifiche dettate anche dalla tipologia di esperienza che l’utente fa su di essa, in generale l’obiettivo è attrarre l’utente con un contenuto ben fatto! Più si riesce in questo intento maggiori sono le possibilità di ottenere visualizzazioni e di avere successo sui social.

Gli errori da evitare

Chi produce contenuti autoreferenziali, orientati solo alla vendita o non investe in advertising, difficilmente otterrà risultati organici significativi.

Gli algoritmi premiano chi crea valore reale per l’utente, per questo, servono quattro cose: contenuti di qualità, pubblicazioni regolari, formati adatti al canale e una reputazione di brand credibile. L’algoritmo non è il nemico: è un filtro, e come ogni filtro seleziona ciò che ha senso per chi guarda. Sta a chi produce i contenuti fare in modo che possano superare in modo efficace questo filtro.

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